CASTELNOVO MONTI
Più che l’abitato, è famoso per includere, nel suo territorio la pietra di Bismantova. Oltre ad essere una formazione geologica decisamente particolare, è stata immortalata da Dante nel Purgatorio nei seguenti versi:
«Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,
montasi su in Bismantova e ’n Cacume
con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;
dico con l’ale snelle e con le piume
del gran disio, di retro a quel condotto
che speranza mi dava e facea lume
A partire dall’anno 1000, fin verso il 1500, la zona di castelnovo fu sotto il dominio dei Dallo da Bismantova. Come quasi tutti gli altri territori reggiani, finì poi tra i possedimenti Estensi che vi costruirono il Palazzo Ducale. Il Palazzo oggi è sede di alcuni uffici del comune e si trova ancora all’interno dei giardini di Bagnolo, all’ingresso da valle del capoluogo. Il centro storico di Castelnovo, ha mantenuto la sua impronta medievale anche se è stato recentemente ristrutturato: si può ritrovare il lavatoio, così come la piazza delle Armi e anche i nuovi esercizi commerciali hanno saputo inserirsi mantenendo la struttura architettonica della zona.
Il Castello di Felina
Nel 1859 a Castelnovo fu aggregata la frazione di Felina, famosa per il suo castello visitabile ancora oggi. Questo borgo ha origine medievale, prima dell’anno mille e del casato dei Canossa, di cui entrerà poi a fare parte. Avendo una posizione strategicamente importante, per secoli ha mantenuto una sorta di autonomia in ambito di giurisdizione del territorio circostante. Il Castello, di cui rimane un torrione detto “il Salame”, vide nel 1409 Michele Attendolo Sforza infiggervi su di una picca la testa del nemico parmense Ottobono Terzi.
LIGONCHIO
Si trova tra la valle del Secchia e quella dell’Ozola ai piedi del monte Cusna ed è il comune più alto di tutto l’appennino reggiano (1000 metri) . A livello naturalistico e paesaggistico è una delle zone più incontaminate di tutta la provincia. Nel giro di pochi chilometri quadrati si passa da dolci pendii collinari a zone più aspre ed accidentate. L’ecosistema è ricco di specie animali e vegetali tra le più rare (lupi, mufloni, aquile, gigli selvatici, orchidee, ecc…). A livello culturale, ritroviamo strutture legate alle antiche tradizioni: essicatoi di castagni, lavatori, pievi e borghi. Il paese si articola in due frazioni: la Valla e Ligonchio Sopra. Nel piazzale del borgo di La Valla, ad esempio, ritroviamo portali in pietra e legno risalenti al secolo scorso e al al 1400; a Ligonchio Sopra invece ritroviamo l’oratorio dedicato a San Rocco decorato da portali seicenteschi. Altro aspetto fondamentale nella zona è quello idrografico. Non solo in riferimento al torrente Ozola che funge da asse principale, ma anche alle due centrali idroelettriche (lungo le pendici dei rilievi sono presenti sorgenti perenni che garantiscono l’apporto idrico ai corsi d’acqua anche nel periodo estivo) e ai numerosi laghetti, talvolta di modeste dimensioni, ma di grande significato morfologico e paesaggistico. Fra i principali ricordiamo il lago del Caricatore (1610 m), le pozze d’alpeggio dei Prati di Sara, ed il suggestivo lago della Bergetana, situato nell’omonima valle a nord del monte Prado. Nel territorio di ligonchio ritroviamo tutte le caratteristiche territoriali del parco: dai boschi di latifoglie (querce e castagni) alle quote più basse, alle zone di faggi e abeti bianchi, fino alle brughiere che troviamo dai 1660 metri in su. E’ grazie alla forte presenza boschiva che ritroviamo una fauna molto florida: gufi reali, falchi pellegrini e lontre. Ed è qui che, dopo l’introduzione della marmotta, sono tornate a nidificare le aquile reali. Molto diffusi sono, come in tutto il resto del territorio, il cinghiale, il capriolo e il cervo. Occasionalmente si è attestata la presenza del lupo appenninico.
COLLAGNA
L’abitato è situato in corrispondenza dei pendii orientali della dorsale di Pratizzano, tra i gruppi montuosi dell’Alpe di Succiso – Casarola e del Ventasso, poco distante dalle sorgenti del fiume Secchia. I versanti sono ammantati da un folto castagneto contraddistinto da alberature secolari inframmezzate a metati e muretti confinari a secco. Collagna è caratterizzata da un impianto urbanistico a corpi edilizi strettamente addossati, tipico dei borghi appenninici situati alle quote maggiori. Negli angoli di numerosi edifici compaiono blocchi di pietra recanti millesimi cinquecenteschi accompagnati a diversi anelli per la sosta dei quadrupedi. Quasi al centro dell’abitato è visibile una casa a torre che conserva parzialmente i caratteri architettonici originali, costituiti da un’ampia colombaia con rosone centrale, cordoli in pietra e finestre riquadrate.
Notizie storiche. Collagna appare nominata per la prima volta insieme alla sua cappella nel 1153. Quattro anni dopo, l’arcivescovo di Ravenna, Mosè, dovendo decidere su una controversia nata tra la chiesa di Busana e la pieve di Campiliola, attribuì a quest’ultima la chiesa di S. Bartolomeo di Collagna. Questo centro giurò fedeltà al Comune di Reggio, insieme a Vallisnera e ad altri borghi, nel 1237. Di Collagna non si trova menzione nel “Liber Focorum” del 1315. In seguito la villa, dipendente da Valbona, viene ricordata nelle investiture della famiglia Vallisneri. Secondo alcuni studiosi qui sorgeva una potente rocca, collocata dove attualmente esiste la chiesa parrocchiale, che fu per qualche tempo sede della giurisdizione. Nel secolo XVI ebbe come feudatario il conte Paolo Brusantini, capitano delle guardie ducali e governatore di Sassuolo, ricordato come “Conte di Culagna” nella “Secchia rapita” del Tassoni. Collagna fu sede di pretorio e nel Settecento fu feudo dei Vigarani-Toschi di Reggio, insieme a Nismozza e Acquabona. Sul finire di quel secolo (1788) contava 341 abitanti. Con la Restaurazione il comune fu aggregato a Busana, da cui riacquisterà autonomia nel 1868. Il nome della località diviene l’attuale “Collagna” nel 1871. A seguito del disastroso terremoto del 1920 e a successive alluvioni ha subito una costante e progressiva trasformazione, conservando alcuni pregevoli edifici cinque-secenteschi. In uno di questi (l’antica casa Palai) si può ammirare una bella icona marmorea raffigurante la Madonna. Il 24 agosto viene festeggiato il patrono, S. Bartolomeo.
CASINA
Come i borghi limitrofi, anche Casina fu un tempo inclusa tra i possedimenti dei Canossa, fin verso il 1100. Dopo un breve periodo in cui si trovò dominato dai Fogliani, il borgo passò in mano agli Estensi. E’ in questo periodo che accresce l’importanza del piccolo borgo da sempre rimasto all’ombra del castello di Sarzano, in quanto si trovò sull’itinerario della via ducale che portava in Garfagnana. Il comune è rimasto inalterato come da configurazione del 1863. Si trova sulla SS 63, la lunga statale che da Reggio Emilia porta fino a La Spezia. E’ considerata una località di villeggiatura, ma ricordiamo che è anche sede del comitato dell’Ars Canusina, istituzione volta a tutelare il marchio delle produzioni artigianali delle terre matildiche
BUSANA
Come Ligonchio, anche Busana si trova tra la valle del Secchia e quella dell’Ozola. Troviamo i primi accenni nei documenti matildici intorno al 1000: si parla della Cappella de Busiana, dedicata a San Venanzio, tra i possedimenti del padre di Matilde di Canossa, Bonifacio. In realtà sembra che il nome di Busana fosse già presente in documenti risalenti ad epoca romana del II sec.A.C. Venne fatto erigere qui una fortificazione in posizione strategica a difesa della zona, che, nel corso dei secoli passò di mano in mano a diverse famiglie: dopo un periodo sotto il dominio dei Vallisneri, lo ritroviamo tra i possedimenti degli Estensi. Rimase sotto la giurisdizione di Castelnovo Monti fino al 1860, quando divenne comune. E’ un piccolo borgo ancora oggi immerso nella natura tra castagneti secolari e faggeti, sotto il monte Ventasso. Sul luogo in cui sorgeva il castello, ritroviamo oggi la chiesa parrocchiale.
RAMISETO
Il borgo ha una storia simile a quella di Busana. Appartenuto alla famiglia Terzi nel ‘400, passò poi ai Vallisneri, che lo amministrarono per conto degli Este, per finire sotto la giurisdizione di Castelnovo Monti fino all’epoca napoleonica in cui divenne comune autonomo. La struttura della cittadina vede la parte nuova a valle rispetto all’antico borgo che conserva, ancora oggi, edifici tipici di architettura montana risalente al quattrocento (sull’ancora esistente architrave dell’ingresso sopraelevato, con funzione difensiva, ritroviamo, tra i bassorilievi, la data ‘1495’). Ritroviamo anche stalle, fienili con tetti in lastre e facciate con pietre a vista. Pregevole opera risalente alla fine del ‘700 (c’è indicato 1775) è una nicchia con un’immagine sacra scolpita in marmo. Ramiseto prospera grazie a diverse attività industriali del settore meccanico, dell’edilizia e di opere stradali ed idrauliche.
VILLA MINOZZO
Il borgo è situato in prossimità di una ofiolite diabasica situata alla sinistra del torrente Prampola. Le ofioliti sono complessi di rocce eruttive di composizione basica. Sono note anche come pietre verdi dal colore predominante dei tipi litologici costituenti. La corte di Minozzo appare citata per la prima volta nel Diploma di Ottone che nel 980, conferma alla chiesa reggiana beni e privilegi. Nel 1268 Minozzo presta giuramento di fedeltà al Comune di Reggio e rimarrà centro della podesteria fino al 1815 quando la sede del Comune passerà a Villa. Il borgo di Minozzo conserva la struttura urbanistica antica e qualche edificio di interesse tipologico di origine ottocentesca. La località è punto di partenza ottimale per escursioni sul monte Prampa è anche sede di una banca e di alcune imprese artigiane e agricole. Da segnalare la chiesa di S. M. Assunta e l’antica rocca.
I Viaggi di Benedetto Morini